Da dove vengono espressioni antiche, ma ancora vive nelle parlate piemontesi, come Avèj n'aptit da sonador, Avèj él nodar al cussin, Busiard come un gavadent, lj preive a l'han set man pér pijé e un-a pér dé, Él mércant ch'a sà nen dì 'd busìe, ch'a sara botega, Plandron come co' l'aso ch'a sudava mach a védde bast? O ancora: qual è l'origine, quale il significato di perle di saggezza come A la prima, tut lòn ch'a buta fòra testa a va bin pér fé dé mnestra, S'a pieuv a l'Assension pro 'd paja e pòch id baron, Chi ch'ambotija 'd lun-a neuva, lòn ch'a treuva a treuva? Saggi, a volte malinconici, a volte ironici e spietati: i proverbi e i modi di dire provenienti dall'antico e in gran parte scomparso mondo del lavoro delle campagne piemontesi costituiscono un'inesauribile miniera di sapere tradizionale che ancora oggi popola e rende unica la nostra lingua. Questo libro ne raccoglie alcune centinaia, li traduce e ne svela significati e origini. Ne emerge un mondo fatto di sudore e di pelandroni, di furbi e di onesti, un formicaio di persone e situazioni che anche oggi sanno darci un quadro delle differenze delle società passate, presenti e future. Un libro straordinario, divertente ma serio, popolare ma colto. Uno strumento originale per andare alla scoperta della nostra identità popolare. E ricordate: A val é d pì na fètta 'd polenta mangia an tranquilità che un bon disné da anrabià...
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Titolo: Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese
Autore:
Gian Vittorio Avondo,
Carlo Porta
Editore: Edizioni del Capricorno
Data di Pubblicazione: 1900
Pagine: 159
Formato: copertina-morbida
ISBN: 9788877075635