Nella storia visiva dell'Occidente, alcune immagini sono diventate vere e proprie icone, irrinunciabili punti di riferimento per generazioni di pittori, disegnatori, fotografi ma anche per la gente comune che ritrova in queste immagini un significato sempre presente, attuale e forte. In questo interessante e originale saggio, il critico Max Kozloff affronta uno degli artisti più emblematici e affascinanti della nostra storia visiva: Vermeer, i suoi interni olandesi del Seicento immersi in una luce palpabile e magica, la sua capacità di creare immagini e atmosfere di raffinatezza ineguagliabile, ammirate ancora oggi con profonda venerazione. Se da un lato storici e critici hanno cercato di interpretare e decifrare in anni di studio la foresta di simboli sottesa ai quadri del grande artista olandese, queste creazioni sono ancora popolari, amate e apprezzate a tutti i livelli. Perché, in fondo, questo è il mistero delle realizzazioni che chiamiamo "icone": come è possibile che determinate immagini possano continuare a restare vive negli anni, nelle menti, nella memoria, negli affetti di spettatori, per lo più, ignari dei loro significati reconditi? Come può un'opera d'arte continuare a parlare attraverso i secoli, le classi sociali, lo spazio? Proprio a questi interrogativi Kozloff cerca di dare risposta.
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Titolo: La luce di Vermeer
Autore:
M. Baiocchi,
A. Tagliavini,
Max Kozloff
Editore: Contrasto DUE
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine: 144
Formato: Brossura
ISBN: 9788869652844