Terra di esuli politici e cercatori d'oro, l'America dei primi dell'Ottocento attirò diverse categorie di migranti che vi approdarono in cerca di nuove opportunità. In fuga dalla Polizia pontificia perché accusato di massoneria e di aver partecipato ai moti marchigiani del 1817, Giacomo Costantino Beltrami (1779-1855) scelse il Nuovo Mondo come terra da esplorare, in senso romantico, ma anche come meta politica, guardando con ammirazione al neonato modello federale di democrazia. Viaggiatore italiano pressoché solitario, Beltrami lasciò tracce significative sia nei territori del Nord Ovest americano (Minnesota, Dakota) sia, in senso figurato, nella letteratura epistolare del tempo e nei romanzi con protagonisti indiani (Le Voyage en Amérique, The Last of the Mohicans). Tra i primi viaggiatori a osservare con curiosità le usanze di altri popoli, in particolare dei nativi americani, Beltrami consegnò, al suo rientro in Europa nel 1830, trenta bauli di oggetti amerindiani, pensando con lungimiranza alla loro utilità per gli scienziati e gli etnologi del tempo. Filantropo e scrittore moderno, Beltrami fu inoltre difensore dei nativi contro la conquista spagnola, nonché antirazzista nel periodo in cui gli enciclopedisti e i filosofi, a eccezione di Rousseau, nutrivano preconcetti razziali e discriminavano i popoli extraeuropei.
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Titolo: Terre indiane. Giacomo Costantino Beltrami nel Nuovo Mondo (1823-1830)
Autore:
Emanuela Burini
Editore: Ombre Corte
Data di Pubblicazione: 2019
Pagine: 180
Formato:
ISBN: 9788869481215