Seguendo una prospettiva anticlassicistica cui si mantenne fedele dalla gioventù fino all'estrema vecchiaia, il grande Wilamowitz nella sua Letteratura greca dell'antichità dedica all'età classica (V e IV sec. a. C.), la più conosciuta e rinomata, soltanto una settantina di pagine su un totale di oltre 300. Ma le pagine che egli scrive su quello che chiama "periodo attico" sono all'altezza della fama che lo vuole tra i più grandi, se non il più grande, filologo classico di tutti i tempi. I ritratti che Wilamowitz traccia tra gli altri di Sofocle, di Euripide, di Isocrate, di Senofonte e di Platone mettono a fuoco le grandi personalità letterarie dell'epoca condensando magistralmente aspetti biografici, sfondo storico e valutazioni estetiche. Uno dei capitoli più interessanti e per certi versi sorprendenti di questa sezione della Letteratura greca è quello dedicato all'origine delle forme drammatiche. A oltre tre decenni di distanza dalla giovanile querelle che lo vide protagonista contro Friedrich Nietzsche, qui Wilamowitz - pur continuando a rivendicare la bontà e la necessità del cosiddetto metodo storico-critico - non esita a dichiarare che «tragedia e commedia, quelle diventate storicamente generi greci, hanno la medesima radice: l'estasi dionisiaca».
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Titolo: La letteratura greca dell'antichità. Il periodo attico (480-320 a.C.)
Autore:
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Editore: La Scuola di Pitagora
Data di Pubblicazione: 2019
Pagine: 185
Formato:
ISBN: 9788865426692