La filosofia di Proust. Dalla parte di Deleuze

Alberto Simonetti

Attraversare i segni incide la temporalità e condensa la pertinenza del pensiero alla sua radice. Così Proust, smarcandosi dalle ricorrenze narratologiche, costruisce un mosaico a frammento, discontinuo, nel quale la memoria, la storia, le relazioni fungono da caratteri espressivi edificanti. Non in senso morale, ma alla lettera come "costruzione". E una disseminazione. In "Marcel Proust e i segni" del 1966, Gilles Deleuze traccia una breccia filosofica mirante a restituire l'immagine concreta e vitale di una vera e propria "filosofia proustiana". Ricerca del pensiero e ostinazione del pensiero, apprendistato faticoso di una determinazione tale da "costringersi al pensiero", al ce qui donne à penser, dar da pensare. Proust complica l'esistenza a partire dai segni, si mette in difficoltà lungo l'asse gnoseologico della sua opera, in particolare nella Recherche. Deleuze legherà la sua riflessione a quel nesso arte-vita culmine del "tempo ritrovato", che si esprime e parla per mezzo di geroglifici. Il filosofo è l'interpretante e, radicalmente, Proust fa ermeneutica dei processi vitali che attraversa (odori, sguardi, teorie). Nessun personalismo né storicismo viene evocato a legittimare la ricerca dal momento che filosofia e letteratura respirano sul frastagliato e caosmico piano di immanenza, dimensione unica e plurale. Con Deleuze, Proust ci appare attuale nella sua inattualità, contemporaneo rispetto al patire nietzscheano, gioioso e tragico al contempo, di cui è intessuta la forza stessa del pensiero. Potenza espressiva, scavo semiotico, costituzione del binomio arte-vita. Deleuze e Proust architetti del senso e della sua logica.

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Titolo: La filosofia di Proust. Dalla parte di Deleuze
Autore: Alberto Simonetti
Editore: Mimesis
Data di Pubblicazione: 2018
Pagine: 105
Formato: Brossura
ISBN: 9788857545721