La vicenda delle teorie psicodinamiche e delle condotte psicoterapeutiche s'intreccia in questo libro con due correnti filosofiche, l'epistemologia e la fenomenologia. Freud condivide con Mach un uso del linguaggio finalizzato a una spiegazione più economica (e, per questo, più "vera") degli eventi psicologici; si avvale d'altra parte, con Einstein, dell'esperimento mentale per progettare una neurologia che sostenga la sua visione psicologica; Jung ricava dalla teoria quantistica la possibilità di parlare dell'inafferrabilità dell'inconscio o della sincronicità tra eventi fisici e mentali. Ma entrambi devono adeguarsi alle esigenze della cura. Il libro mostra come la clinica pieghi i loro iniziali intenti epistemologici e riconduca l'astrazione a un piano esistenziale. Di qui, le prospettive freudiane sull'angoscia, o l'intuizione junghiana di una psicoterapia che operi per contagio tra paziente e analista. Si affacciano, del resto, patologie non risolvibili tramite la sola interpretazione, che richiedono ipotesi sugli stati iniziali della mente e forme nuove di presenza terapeutica. Il neofreudismo delle relazioni oggettuali, le teorie del sé, la psicologia degli stati intenzionali invitano a un eclettismo che diversifica l'ortodossia clinica dei fondatori. L'ipotesi avanzata nel libro è che l'impiego terapeutico del linguaggio possa comporre l'odierna dispersione dei punti di vista.
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Titolo: Il mestiere delle parole. Cura e vita tra psicoanalisi, epistemologia e fenomenologia
Autore:
Mauro La Forgia
Editore: Ets
Data di Pubblicazione: 2016
Pagine: 270
Formato: Brossura
ISBN: 9788846742629