L'attuale fase storica è caratterizzata dalle accresciute possibilità tecnico-scientifiche di intervenire sulla natura biologica umana e non umana trasformando assetti genetici che si pensavano indisponibili e immodificabili. Le applicazioni della bio-industria in campo agroalimentare con la creazione di cibi transgenici rappresentano un esempio significativo di queste nuove possibilità. Col crescere di queste possibilità cresce anche, tra l'opinione pubblica occidentale, la percezione di certi nuovi fattori di rischio. Tuttavia, al di là di alcuni legittimi interrogativi, nella critica delle tecnologie agroalimentari a base genetica sembra di avvertire l'eco delle antiche denunce del peccato in base alle quali certe pratiche erano considerate sbagliate 'in sé', ovvero intrinsecamente malvage. Il "cibo di Frankenstein" è la metafora che meglio restituisce l'idea di una presunta, intrinseca perversità delle tecnologie transgeniche. Alla base di certe scomuniche stanno fantasie primitivistiche circa le delizie e la purezza di presunti alimenti naturali e soprattutto l'idea di una norma morale naturale dell'agricoltura che le nuove tecniche minaccerebbero di scardinare. Il saggio, senza escludere l'opportunità di riflettere sulle questioni 'di merito' poste dall'uso delle nuove biotecnologie agroalimentari, si propone lo scopo di sgomberare il campo da una serie di pseudo-argomenti che supportano alcune obiezioni 'di principio' e che si accumulano negli interstizi dei discorsi pubblici sull'alimentazione sino a plasmare certe intuizioni morali tanto radicate e diffuse quanto poco criticamente analizzate.
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Titolo: Etica e biocultura. La bioetica filosofica e l'agricoltura geneticamente modificata
Autore:
Sergio Bartolommei
Editore: Ets
Data di Pubblicazione: 2003
Pagine: 136
Formato:
ISBN: 9788846706782