Alla fine della prima guerra mondiale la Camera del lavoro di Milano che, fin dalle origini, aveva svolto un'attività non solo di difesa sindacale delle masse lavoratrici, ma anche di tipo politico, intensificò il suo impegno proprio sul versante politico, fino a diventare in talune circostanze, più ancora della stessa Sezione socialista, il punto di riferimento del socialismo nel capoluogo lombardo. Accanto all'impegno politico l'organismo camerale continuò tuttavia la sua opera di salvaguardia degli interessi dei lavoratori, ottenendo eccellenti risultati, relativi soprattutto al miglioramento delle condizioni salariali, di vita e di lavoro. Costretta, dopo l'occupazione delle fabbriche, ad assumere un atteggiamento difensivo, la Camera del lavoro accentuò ulteriormente la sua azione politica, ma così facendo sviluppò i contrasti interni tra le componenti socialiste e quella comunista, che provocarono il suo indebolimento e la sua perdita di prestigio. Paralizzata dai contrasti interni, non avrebbe saputo elaborare una valida strategia per opporsi con efficacia al fascismo e sarebbe rimasta vittima delle proprie contraddizioni. Paradossalmente lo scioglimento, nel novembre 1925, sarebbe avvenuto proprio quando la classe operaia milanese, dopo un periodo di sbandamento, sembrava aver ritrovato fiducia nella propria massima istituzione.
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Titolo: Crisi della democrazia. La Camera del lavoro di Milano dal biennio rosso al regime fascista
Autore:
Ivano Granata
Editore: Franco Angeli
Data di Pubblicazione: 2006
Pagine:
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ISBN: 9788846477149