Colette concepiva spesso i suoi libri come una forma più o meno esplicita, più o meno sottile e più o meno definitiva di vendetta, e sapeva poi occultare questa stilla incandescente sotto le sue minime, e perfette, architetture narrative. In ogni altro scrittore tale condotta sarebbe semplicemente un aspetto del mestiere fra i tanti; in Colette diventa, a volte, un'arte minore, che in "Julie de Carneilhan" ha uno dei suoi capolavori. A partire da qualche antica pendenza coniugale irrisolta, infatti, Colette imbastisce qui una vicenda di debiti e crediti che oppone Herbert d'Espivant, un seduttore professionale con "tutto il cattivo gusto, tutta la grossolanità di un istrione", alla sua ex moglie Julie, bella, non più giovane, a corto di mezzi, ma da sempre "all'altezza di qualsiasi dramma, purché fosse d'amore". Le schermaglie, i battibecchi, i reciproci inganni dei due danno luogo a una commedia in quattro atti che ha tutta la grazia di Marivaux e, a tratti, tutto il veleno di Strinberg - una commedia dove però, più che l'intreccio e il suo amaro scioglimento, conta la scena della vita materiale di Julie, quel patetico e ostinato susseguirsi "di lavori di casa e di cucito, di gonne rivoltate, di cenette improvvisate su un tavolino da gioco" da cui Colette fa a poco a poco emergere il ritratto impietoso di una donna che "aveva vissuto a lungo tra le menzogne, prima di optare con un atto di follia per una vita di ristrettezze, ma genuina, in cui perfino la sensualità si concedeva soltanto emozioni autentiche".
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Titolo: Julie de Carneilhan
Autore:
Rosetta Signorini,
Gabrielle Colette,
R. Signorini
Editore: Adelphi
Data di Pubblicazione: 1998
Pagine: 164
Formato: Brossura
ISBN: 9788845913488