Questo saggio parte da un luogo comune. Quello per cui i romanzi di Umberto Eco sarebbero costruiti su complesse alchimie intellettuali, su di un uso "freddo" della narrativa, inevitabile per un semiologo abituato ad analizzare i libri altrui secondo parametri e schemi teorici codificati. Così il "Nome della rosa" sarebbe un divertissement sul Medioevo costruito ad arte, "Il pendolo di Foucault" una grandiosa affabulazione su curiosità esoteriche per amatori, "L'isola del giorno prima" un dotto esercizio di stile attraverso la mente barocca, "Baudolino" una enciclopedia medievale in forma di avventura. E in ogni caso questi romanzi sarebbero il frutto di una scrittura che terrebbe lontano l'autore dalle sue stesse pagine. Roberto Cotroneo dimostra che tutto questo è falso e svela che il rapporto tra autore e romanzo è molto più stretto di quanto si pensi. Solo che è sapientemente celato, nascosto da un sistema di rimandi che fa di Eco un narratore fortemente diffidente, come se avesse una sorta di pudore narrativo; a tal punto da trasformare questa diffidenza in un vero e proprio sistema. Così le pagine di questo libro diventano una passeggiata attraverso i quattro romanzi di Umberto Eco, per dimostrare che "Il nome della rosa", "Il pendolo di Foucault", "L'isola del giorno prima" e "Baudolino" sono frutto di un'ossessione contemporanea affascinante e unica. E che Eco, alla fine, si rivela come uno dei più inquieti interpreti degli anni che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
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Titolo: Eco: due o tre cose che so di lui
Autore:
Roberto Cotroneo
Editore: Bompiani
Data di Pubblicazione: 2001
Pagine: 108
Formato:
ISBN: 9788845249280