Quando fare è credere. I riti sacrificali dei romani

John Scheid, B. Gregori

La religione dei Romani ha una pessima fama. Rispetto alle religioni universali, quella praticata nell'antica Roma sembra poco interessante. Il concetto di rivelazione le è ignoto, non ha credenze né principi indiscutibili, è costituita esclusivamente da riti e obblighi rituali in una infinita varietà di modalità, secondo la divinità, il luogo e il momento, secondo il contesto e l'intenzione. Non si sacrificava allo stesso modo agli dei celesti e a quelli inferi, agli dei e alle dee; un sacrificio celebrato davanti a un tempio o a un altare in città non assomigliava in nulla a un sacrificio offerto in campagna, in un bosco sacro o sull'acqua. Ogni sacrificio, ogni festa aveva la sua originalità. I sacrifici potevano avere un carattere pubblico a molti e vari livelli - lo Stato romano, le varie città dell'Italia o delle province, le unità militari, i quartieri di Roma - ma potevano anche esprimere la devozione della miriade di gruppi privati che componevano la città: sacrifici domestici, di collegi o di corporazioni. Non esisteva, a Roma, un libro dei sacrifici o un codice sacrificale che enumerasse i gesti e le preghiere da compiere secondo l'ordine canonico ed esponesse la giustificazione teologica di quei riti e di quei gesti. In una religione di tradizione orale un libro del genere non esisteva. E proprio questo ritualismo, spesso prosaico, a essere stato a lungo frainteso o disprezzato.

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Titolo: Quando fare è credere. I riti sacrificali dei romani
Autore: John Scheid, B. Gregori
Editore: Laterza
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine: 325
Formato: Brossura
ISBN: 9788842079026