I sistemi politici dell'Europa occidentale hanno avviato a soluzione il problema della sanità alla metà del secolo scorso mediante un massiccio intervento pubblico che, pur in presenza di varianti da paese a paese, è caratterizzato da due criteri: copertura universale e obbligatoria delle popolazioni e sua gestione, diretta o indiretta, da parte dello stato. Opposta, a tutt'oggi, la situazione negli USA: una disarticolata frammentazione di subsistemi incomunicanti, privati e, in misura minore, pubblici, in assenza di una copertura obbligatoria e universalistica. Situazione che gli studiosi americani spiegano ricorrendo a due modelli interpretativi: una cultura politica ostile a ogni forma di gestione statale, e un sistema decisionale ricco di opportunità di veto. Non è questa, pur radicale, differenza fra USA ed Europa che giustifica il titolo del volume. La vera anomalia si può sintetizzare così: perché gli USA, leader mondiali nella ricerca medica e dotati di straordinarie strutture diagnostico-terapeutiche, spendono il doppio degli europei per proteggere a mala pena il settanta per cento della popolazione, e si caratterizzano non solo per livelli bassi di efficienza ed efficacia, ma anche per una insoddisfacente qualità dell'assistenza e, quindi, della salute della popolazione? La risposta è stata costruita mediante una comparazione storica della medicina moderna in Europa e in America. Entrambe sono passate attraverso gli stessi stadi di sviluppo.
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Titolo: L'anomalia americana. Perché è tanto difficile, se non impossibile, riformare la sanità statunitense
Autore:
Giorgio Freddi
Editore: Vita e Pensiero
Data di Pubblicazione: 2012
Pagine: 180
Formato: Brossura
ISBN: 9788834321553