Il termine relativamente recente di "borderline" (è del 1949 un articolo di Paul Hoch e Philip Polantin su Psychiatric Quarterly) e reso nella lingua italiana con "marginale"; significa semplicemente ai margini, ai confini o meglio negli interspazi tra le varie categorie di forme psichiche. Nato dunque per esigenze di classificazione per indicare una combinazione di aspetti e disturbi - stabili nell'instabilità - che non rientravano nelle classificazioni precedenti, le sindromi borderline hanno assunto un significato importante per le esigenze terapeutiche che sollevano e le innovazioni di tecnica terapeutica che hanno comportato. Harold Searles racconta in questo volume le sue esperienze di venti anni di lavoro nella clinica di Chestunt Lodge con pazienti gravemente disturbati e come psicoanalista didatta con psichiatri, psicologi, operatori sanitari. Di piacevole lettura (anche per via della buona traduzione) e denso di contenuti, Searles mostra una grande attenzione alle vicende della vita esterna dei pazienti come ai recessi più profondi ed arabescati della vita psichica. Ne nascono pagine di grande abilità descrittiva sulla gelosia verso aspetti interni a se stessi, sulle identificazioni non umane, sui disturbi del pensiero, il distacco dalle proprie emozioni e conseguentemente la mancanza di genuino contatto con gli altri.
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Titolo: Il paziente borderline
Autore:
Gilardi,
Harold F. Searles,
Bortino
Editore: Bollati Boringhieri
Data di Pubblicazione: 1988
Pagine: 254
Formato:
ISBN: 9788833954332