Jacob Taubes, Herbert Marcuse e il 1968 in Germania

Antonio Rossiello

Se il legame tra studio e vita è sempre individuabile, il nesso diventa imprescindibile, Jacob Taubes fu uno di questi nella cultura tedesca del dopoguerra. La sua riflessione fu legata a saggi brevi o alla lingua parlata. Grazie alla fitta corrispondenza con i maggiori intellettuali dell'epoca (Hans Blumenberg, Leo Strauss, Karl Lowith), le sue lettere, i testi teorici furono animati dalle questioni sollevate dall'interlocutore. La peculiarità del pensiero di Taubes è data dalla capacità di forzare i limiti entro cui la cultura ebraico-tedesca del dopoguerra si colloca, nel tentativo di portare alle estreme conseguenze i tragici eventi che hanno che hanno segnato la storia del XX secolo. Dopo le acclamazioni di cui si è alimentato il nazismo e dopo l'apocalisse storica della Shoah, il rapporto tra religione e politica è il nucleo problematico attorno a cui si concentra la sua riflessione, che muove dall'urgenza di affrontare la crisi in cui si sono trovate la storia e la politica dell'Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Due sono i poli fondamentali attorno a cui ruota il suo lavoro : la filosofia della storia e la teologia politica. La sua riflessione si inscrive nel dibattito sulla modernità, che ha visto i suoi maggiori rappresentanti in Karl Löwith, Odo Marquard e Hans Blumenberg - oltre che in Carl Schmitt.

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Titolo: Jacob Taubes, Herbert Marcuse e il 1968 in Germania
Autore: Antonio Rossiello
Editore: Youcanprint
Data di Pubblicazione: 2020
Pagine: 416
Formato:
ISBN: 9788831697354