L'autore descrive il ricordo della casa rurale del nonno paterno, quando nell'ambiente contadino si viveva tutti insieme lo scandire degli anni belli attraverso rituali importanti: la notte della spannocchiatura, la festa della vendemmia, il presepe, la festa del maiale, la tv vista tutti insieme, il gioco a nascondino, la costruzione degli aquiloni, seguita dal loro volo e dalle mille corse, il forno e i suoi profumi. Ancora, la vista del Monte Somma, rimasta inalterata, dal terrazzo e dalle stanze della loggia, i rumori degli zoccoli dei cavalli al rientro la sera, il loro nitrire che sapeva di sbadigli di stanchezza dopo una giornata di lavoro e il ragliare del ciuccio che, inquieto per la fame e la stanchezza, aspettava, impaziente, di essere governato per la notte dai più grandicelli... e lui, "o barone", che seduto sulle scale, all'ombra del fico, osservava, scrutava, controllava... sereno e compiaciuto! Infine, il gallo nero, dalla cresta rossa e dal becco color avorio, che cantava per la sveglia, impettito, con tanta foga e impegno, dalla scala del mezzanino come se fosse stata quella del San Carlo, da riuscire a ogni alba ad arrivare, con i suoi acuti, ben oltre le orecchie di chi doveva. Era più preciso di un orologio svizzero, ma per i ragazzi ed i bambini, della casa, cantava sempre troppo presto e perciò maledetto, almeno nelle loro intenzioni.
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Titolo: La casa che odorava di erba recisa
Autore:
Sebastiano Parrella
Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Data di Pubblicazione: 1900
Pagine: 78
Formato: copertina-morbida
ISBN: 9788830645776