Lettera a un amico ebreo

Sergio Romano

Quando apparve, alla fine del 1997, questo libro fu ben accolto dai lettori e da buona parte dei recensori, ma provocò anche critiche molto pungenti, suscitando una polemica protrattasi per alcuni mesi. Nessuno accusò l'autore di aver detto il falso, ma non pochi gli rimproverarono, per esempio, di aver cercato di attenuare le responsabilità della Chiesa cattolica e di aver messo in discussione l'unicità dell'"olocausto". "Io stesso quindi", afferma Sergio Romano, "anche se camuffato da osservatore elegante e imparziale, ero un 'antisemita'." Ora, a distanza di cinque anni, il libro viene riproposto con un'ampia Prefazione in cui l'autore risponde alle critiche mossegli a suo tempo, tenendo conto della drammatica evoluzione che il problema israeliano-palestinese ha avuto in questo periodo. Il genocidio degli ebrei è un passato che non riesce a passare, continua a turbare le coscienze. Soltanto per senso di colpa? per non dimenticare? Questo libro cerca di dare una risposta laica a tali domande, sforzandosi di leggere il passato (e il presente) senza pregiudizi ideologici o religiosi: non per condannare o assolvere, né tantomeno per giustificare, ma più semplicemente per comprendere. Dalla realtà dei ghetti al problema palestinese, dall'ebreo errante alla cosiddetta "internazionale ebraica", Romano affonda con acuta capacità di sintesi il proprio bisturi nella carne viva dei conti in sospeso con la Storia, analizzando la differenza tra antisemitismo e giudeofobia, la tragedia della "soluzione finale" nazista e le guerre arabo-israeliane, i controversi rapporti del mondo ebraico con la Sinistra e la Chiesa cattolica. Ma lo fa senza distribuire verdetti morali e, soprattutto, senza imboccare comode scorciatoie, anzi ponendo a sua volta domande, almeno in apparenza, sgradevoli e imbarazzanti. Perché il rischio di un nuovo antisemitismo è proprio nell'aspirazione di certo ebraismo intransigente a confiscare la Storia, a vedere nell'olocausto "la manifestazione di una colpa - l'antisemitismo - mai sufficientemente espiata". Non bisogna canonizzare il genocidio, né esso può garantire a Israele "una sorta di franchigia morale". E non serve darne un'interpretazione metastorica, proprio per evitare che il sonno della ragione generi altri mostri.

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Titolo: Lettera a un amico ebreo
Autore: Sergio Romano
Editore: Longanesi
Data di Pubblicazione: 2002
Pagine: 170
Formato: Rilegato
ISBN: 9788830420199