Molta della finanza facile, quella che oggi è in default, è stata fatta dai giovani trentenni di Londra e New York: intelligenti, cinici, lavoratori; ma anche ignoranti, presuntuosi, arroganti: erano l'elite destinata a cambiare il mondo e trattavano coloro che con prudenza ricordavano le situazioni negative di un passato pur recente come ruderi da museo. La ragioneria poi era una materia da trogloditi: quanti fra i giovani bankers sapevano che cos'è, e sapevano usare, un mastrino? E quanti, invece di imparare la lezione di Lehman, hanno scelto di rimuovere e ignorare tutto? La diagnosi dei mali riguarda anche l'Italia: dallo scudo fiscale ai patti di sindacato, dal controllo di RCS alle privatizzazioni (Autostrade) e ai salvataggi (Alitalia), l'analisi è impietosa. Ma l'autore dà anche suggerimenti e idee per un rilancio reale dell'economia, assegnando un ruolo fondamentale alle regole del mercato quali strumenti per costruire una finanza aziendale sottratta al conseguimento di obiettivi di ritorno a brevissimo termine e all'equazione che crescita aziendale sia comunque e sempre creazione di valore. Una finanza che sa calcolare e che non dimentica, com'è successo in questi anni, il concetto di rischio e la capacità di valutarlo con competenza e realismo. Prefazione di don Antonio Mazzi.
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Titolo: I guasti del libero mercato. Gli effetti del divorzio tra finanzia e industria
Autore:
Arnaldo Borghesi
Editore: Egea
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine: 134
Formato: Brossura
ISBN: 9788823832985