Giovannino Guareschi scriveva personalmente i risvolti dei suoi libri, per i quali creava anche la copertina. L'editore ha pensato di inserire nella collana Opere di Guareschi "Il compagno don Camillo" con la copertina e il risvolto realizzati per la prima edizione del 1963. (C. & A. Guareschi) Arrivato sul finire del 1963, tiro le somme e mi accorgo che, mentre io - dimostrando grande discrezione - continuo ad avere soltanto due anni meno di mia moglie, mio figlio e mia figlia sono arrivati ad avere rispettivamente 32 e 35 anni meno di me. Cosa che, anche solo dieci anni fa, era profondamente diversa. Non ho scelto il mio luogo di nascita: comunque, per quanto mi sia risultato maledettamente difficile fare l'italiano, non sono malcontento della mia nazionalità che non cambierei con nessun'altra, come, del resto, non cambierei mai il colore della mia pelle. Sono affermazioni impopolari, ma io amo la sincerità e non esito a confessare che, in un momento di debolezza, m'è scappata fatta una guerra. Però sono stato discreto anche nel mio bellicismo e, pur non avendola completamente persa come avrebbero voluto molti generali e politicanti, non l'ho vinta. S'è trattato d'una esperienza singolare perché, a un certo momento, i miei alleati m'hanno fatto prigioniero inviandomi in un Lager vicino a Brema. Qui i miei nemici inglesi sono venuti a liberarmi dai tedeschi; poi, fortunatamente, sono arrivati gli americani a liberarmi dagli inglesi. Finita la guerra, la maggioranza degli italiani voleva ancora il Re, ma nel 1946 comandavano i repubblicani e, quindi, vinse la Repubblica che mi riuscì subito cordialmente antipatica. E avendolo io comunicato ai lettori del mio giornale, fui processato e condannato. Poi, avendo scritto cose sgradevoli contro il leader del partito più forte, dovetti passare tredici mesi in prigione assieme a ladri, rapinatori, sfruttatori di donne e assassini. Tutto quanto più sopra significa che, in fondo, non deve sbagliare chi asserisce che io sono un dannato rompiscatole il cui principale scopo par quello di riuscire odioso a tutti. Con questo, ho scritto undici libri tradotti nelle principali lingue, eccettuata quella italiana. Quando ero giovane e non avevo una lira, ho fatto, con un certo successo, l'elettricista, l'ufficiale di censimento, l'istitutore, il cartellonista, lo scenografo, lo xilografo. Guadagnati, coi libri, dei quattrini, ho tentato di fare l'agricoltore e il caffettiere con lacrimevoli risultati per me, per l'agricoltura e per l'organizzazione turistica. Adesso sono pressoché disoccupato perché nessuno in Italia, salvo il direttore del settimanale "Il Borghese", ha l'incoscienza di pubblicare i miei scritti giornalistici. Ma non mi agito, limitandomi ad aspettare che scoppi la rivoluzione. Abito nella campagna parmense, in un paese che si chiama Roncole-Verdi perché lì è nato Verdi. Mentre io, con la modestia e la discrezione che mi contraddistinguono, sono nato in un piccolo, sperduto e ignoto villaggio della Bassa, chiamato Fontanelle. Il seguito al prossimo libro.
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Titolo: Il compagno don Camillo
Autore:
Giovannino Guareschi
Editore: Rizzoli
Data di Pubblicazione: 2002
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788817870498