Nei secoli in cui fiorirono le civiltà greca e romana, i paesi che non conobbero né l'influenza diretta dell'ellenismo né l'impronta dell'impero latino, o quelli che le subirono più o meno tardi, appartennero a quattro popoli che gli antichi definivano barbari: all'estremo occidente, gli Iberi, nelle pianure del Nord, i Germani, nelle steppe dell'Est, gli Sciti, altrove, dovunque regnarono, trasmigrarono o combatterono, i Celti. Da questi ultimi furono occupati quasi interamente, durante la seconda età del ferro (partendo dal 475 a. C. circa) Gallia e Boemia, Gran Bretagna e Irlanda, l'Italia del Nord e le regioni del medio Danubio.Sedentari o migratori, conquistatori o predatori, durante i tempi ineguali in cui perdurò la loro indipendenza, i Celti crearono e diffusero in questi vasti territori un'abbondante e varia produzione artistica che, contrariamente a quella degli Iberi e degli Sciti, ebbe essa stessa una posterità riaffiorando con l'arte cristiana dell'Irlanda e della Gran Bretagna nel momento in cui vennero fissate per iscritto le leggende epiche che formarono la prima grande letteratura europea in lingua volgare. La cultura dei Celti, nel suo assieme ebbe in tal modo un felice destino e occupò un posto d'onore nella formazione dell'Occidente.
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Titolo: I Celti
Autore:
Paul-Marie Duval,
Marcello Lenzini,
Maria Luisa De Luigi Rotondi
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Data di Pubblicazione: 1991
Pagine: 352
Formato:
ISBN: 9788817295253