"La storia delle Chansons de Bilitis rimanda due immagini ottocentesche della Grecia molto diverse tra loro, ma unificate dal fatto di essere, comunque, la proiezione di un sogno: quello di chi, come Pierre Loùys (e i suoi molti ammiratori), la vagheggiava come il luogo della libertà pagana e il momento felice in cui sentimenti, emozioni e sensazioni avevano potuto esprimersi al di là di ogni forma di repressione, e quello di chi, come Wilamowitz, la idealizzava come luogo dell'autodisciplina, del controllo di sé, della bellezza e della civiltà intese come risultato di una tensione intellettuale e morale che era stata alla base di ogni conquista scientifica, artistica e politica. Che il sogno di Pierre Loùys fosse, nelle linee generali, assai lontano dalla realtà abbiamo detto. Ma anche la Grecia di Wilamowitz era in altro modo un sogno: che la disciplina dei greci e il loro controllo di sé fossero ispirati a una morale sessuale diversa dalla sua era cosa che neppure il principe dei filologi poteva ammettere. Così che, delle Chansons, egli si impegnò a criticare con particolare accanimento, per denunciarne la falsità, proprio l'unico aspetto che in qualche modo, sia pur molto approssimativo, poteva avvicinarsi alla realtà: l'amore tra due fanciulle in un thiasos, l'amore tra Bilitis e Mnasidika." (Eva Cantarella)
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Titolo: Le canzoni di Bilitis
Autore:
E. Cantarella,
Pierre Louÿs
Editore: Feltrinelli
Data di Pubblicazione: 2010
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788807722196