Patrie lettere, la raccolta di saggi e articoli sulla letteratura italiana di Cesare Cases uscita nel 1974, appare in nuova edizione pressoché raddoppiata. Interventi "in casa" e insieme "fuori casa", perché Cases non è un italianista di mestiere ma li ha scritti prima con la passione del critico militante - a ciò allude l'ironia del titolo -, poi per interessi più casuali e perché il lupo perde il pelo ma non il vizio di occuparsi di cose che non lo riguardano. Del resto, a parte qualche tuffo nel passato, l'intrusione è giustificata dalla lunga frequentazione e affinità di idee e sentimenti con parecchi degli autori trattati: con Calvino, sul cui Barone rampante Cases ha scritto uno degli articoli più frequentemente riprodotti nelle antologie della crtica (non solo calviniana); con Primo Levi, di cui recensì sia pur brevemente già il primo libro quando ancora nessuno ne parlava; con Elsa Morante, cui è dedicato un ampio saggio. Oppure, inversamente, è l'estro polemico che agita la penna di Cases, come nel famoso saggio su Gadda, tanto acuto quanto discutibile. Discutibili possono essere tutti questi interventi, ma tutti lasciano il segno, conditi come sono da quel miscuglio di rigidità morale (e talora anche ideologica e politica) e di relativismo ironico che è la contraddittoria caratteristica dell'autore. Dopo Il testimone secondario, questa seconda raccolta di scritti di Cases conferma l'incisività della sua presenza nell'arco di decenni in cui molti prodotti della penna sono crollati insieme agli idoli cui erano stati affissi.
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Titolo: Patrie lettere
Autore:
Cesare Cases
Editore: Einaudi
Data di Pubblicazione: 1997
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788806594015