Nel suoi pensieri di lunga durata Giuseppe De Rita ha sempre ritenuto che "il potere è un luogo vuoto dove bisogna avere il coraggio di non entrare mai"; e a questa convinzione è rimasto fedele, sempre più ancorandosi al suo mestiere di ricercatore socioeconomico. Ha comunque frequentato a lungo i palazzi del potere, cercando di capirli e spesso anche di accompagnarne il ruolo di propulsione dello sviluppo sociale, ricordando talvolta che già negli anni '50 egli parlava della centralità dello Stato come "soggetto generale dello sviluppo". Ma tale lunga frequentazione lo ha portato a maturare un giudizio sempre più sconsolato sulle capacità delle istituzioni di capire ed orientare lo sviluppo del Paese: esse servono sempre meno alla società e sempre più a coloro che le occupano o tentano di guidarle; non riescono a dare allo sviluppo obiettivi, orientamenti e significati, ma diventano spazi vuoti in cui convivono ignavi, furbi e strumentalizzatori. Di qui quell'indignazione civile che De Rita ritiene essere la radice di questo suo viaggio in terre per lui relativamente estranee; un'indignazione che volontariamente non si è tradotta in un pamphlet ma in una più fredda riflessione sulla crisi di quel paradigma statuale su cui istituzioni e classi dirigenti si sono più o meno consapevolmente arroccate.
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Titolo: Il regno inerme. Società e crisi delle istituzioni
Autore:
Giuseppe De Rita
Editore: Einaudi
Data di Pubblicazione: 2002
Pagine:
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ISBN: 9788806161156