L'epica fragile e la tragedia minuta degli inciampi quotidiani sono le forme in cui può diventare memorabile una storia qualunque. Se tale storia viene poi inaugurata da un "Bosi geometra" che progetta l'omicidio della suocera all'insaputa della "Bosi moglie"; se continua con un padre in fuga dai creditori, con una nonna afasica che coniuga ogni frase con la parola "merda", con poliziotti, donne cannone, fratelli siamesi e devianti di ogni genere e specie, allora si comprenderà come il non senso della vita di ogni giorno non risparmi neppure le iperbole e i gesti di vera o involontaria ribellione.In questa storia contemporanea, i personaggi di Gene Gnocchi entrano ed escono dall'esatto anonimato di un condominio finito chissà come nel piano regolatore di una città probabile e probabilmente italina, ma si agitano anche nei dintorni di una "stato di famiglia" che da documento burocratico diventa cronaca buffa e malinconica di incidenti piccoli, di grandi spropositi, di un malessere e di un disagio non esemplari e neppure eroici, ma non per questo meno definitivi. Anche la catastrofe finale, che risolve e annichila tutto come nelle comiche, non riscatta i personaggi da un destino che si è scordato di loro. Anzi, ne svela la consistenza di burattini, di oggetti esistenziali gettati - più che nel mondo - in un alloggio popolare. Chi narra gli eventi minimi di questo universo invadente e spietato - attraverso un "viva voce" che ferma nella scrittura uno sguardo di civile disadattamento - è un Buster Keaton perduto nella sintassi, come per strada.
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Titolo: Stati di famiglia
Autore:
Gene Gnocchi
Editore: Einaudi
Data di Pubblicazione: 1997
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788806133009