Come ha osservato Norberto Bobbio nel suo "Profilo ideologico del'900", uno dei programmi di ricerca che ha preso maggiore consistenza, assumendo una rilevanza crescente nella cultura filosofica e politica italiana dell'ultimo decennio, è quello del contrattualismo, e più in generale, delle teorie della giustizia distribuitiva. Nell'ambito della fiolosofia politica questa linea di ricerca, originariamente ispirata dai lavori ormai classici di John Rawls, e dall'ampia discussione internazionale da essi generata, si è presentata in modo nettamente innovativo rispetto alle maggiori innovazioni di giudizio e credenza politica. La prospettiva di una filosofia pubblica, centrata sull'idea di giustizia sociale, ha preso corpo sullo sfondo della percezione dei limiti delle principali costruzioni ideologiche, - soprattutto nella cultura politica della sinistra, a partire dal marxisismo -, del riconoscimento della democrazia come valore a sè e di quello della stagnazione e della crisi delle autocrazie socialiste prima del collasso. Una teoria della giustizia fa parte di una più ampia teoria normativa di sfondo, una teoria della democrazia e della cittadinanza come progetto intrinsecamente incompiuto. Nella versione elaborata in Italia con il contributo decisivo di Salvatore Veca, questa prospettiva coincide con il tentativo di raggiungere un equilibrio, inevitabilmente instabile e provvisorio, fra le richieste avanzate dalla tradizione dell'emancipazione liberale e quelle dettate dalla tradizione dell'emancipazione socialista. In questo quadro una teoria della giustizia si propone di dettare i criteri della riforma sociale nella direzione di una società migliore e più decente, più giusta o meno ingiusta.
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Titolo: Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica
Autore:
Salvatore Veca
Editore: Einaudi
Data di Pubblicazione: 1997
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788806118808