Perché ho raccolto e pubblico ora questi racconti scritti tra il 1943 e il 1956?Perché, secondo me, danno una rappresentazione di un aspetto dell'ultimo conflitto che ancora manca nella letteratura mondiale. Non è mai stato raccontato il caos della Germania nazista nel '44/45. Sempre quella formula dell'efficienza dei nazisti. Dove mai! Soprattutto negli ultimi nove-dieci mesi di guerra, solo nei campi di sterminio erano "efficienti"; ma che gli costava? Rastrellavano, deportavano, gassavano persone indifese. Quale difficoltà? Invece, in mezzo alla popolazione civile, nella falciatura dei bombardamenti americani su tutte le città e sulle fabbriche anche periferiche, coi tedeschi atterriti che avevano fame, coi milioni di stranieri sbattuti da una fabbrica bombardata all'altra, braccianti nelle fattorie, camerieri negli alberghi, persone che viaggiavano sempre più spesso con documenti falsi, i nazisti erano assolutamente inetti.Nel dopoguerra e oltre, la scoperta degli orrori del nazismo fu talmente sconvolgente che non c'era più spazio per studiarne le crepe e le contraddizioni. E questi racconti, pur giudicati "veramente buoni" (come mi scrisse Giangiacomo Feltrinelli - e Moravia voleva stendere un'introduzione) non trovarono collocazione. Erano forse prematuri.Fatto sta che nessuno ha mai intaccato questo mito del nazismo organizzatissimo. Solo eccezionali scrittori come Primo Levi e Liana Millu - scampati per miracolo ai campi di Auschwitz e Birkenau - hanno genialmente colto, per riflesso della loro esperienza apocalittica, questa inettitudine del regime del terzo Reich, tanto più criminale quanto più inadeguato e confuso. Io, da evasa da Dachau, questa inettitudine l'ho vissuta in prima persona.
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Titolo: Racconti quasi di guerra
Autore:
Luce D'Eramo
Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 1999
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788804460824